Descrizione del Trionfo di Galatea

Voce narrante: Isabella Martelli

“IL TRIONFO DI GALATEA” AFFRESCO DI RAFFAELLO DI ALTEZZA 295 X 225 cm

 Il Trionfo di Galatea, di forma rettangolare, possiamo immaginarlo composto da due parti; una superiore, dove è raffigurato un cielo azzurro con alcune nuvole bianche, e una inferiore, dove si ammira la tumultuosa cavalcata sulle onde del carro con Galatea, circondata da diverse divinità marine. Iniziamo dall’alto, da questo meraviglioso cielo azzurro, dove volteggiano quattro amorini, nudi con le ali colorate; tre di loro hanno l’arco e si librano al centro del cielo puntando, le loro frecce, verso la parte inferiore dell’affresco: eccoli formare un triangolo. Uno dei quattro amorini è nascosto tra le nubi bianche, in alto nell’angolo sinistro dell’affresco, vediamo il suo volto paffutello mentre osserva Galatea, tenendo saldamente in mano la faretra colma di frecce. Ma torniamo ai tre amorini che volano sopra la scena che si sta svolgendo sotto di loro: il primo, partendo da sinistra, si trova proprio sotto all’amorino che si nasconde tra le nubi. Il corpo è frontale, le gambe leggermente piegate e la posa tipica di chi sta per scoccare una freccia con il braccio destro piegato, mentre la mano tende il filo dell’arco, indirizzando la freccia verso il basso: sta mirando Galatea? Sembra proprio di si. Se guardiamo bene possiamo immaginare di tracciare una linea diagonale che parte dall’amorino dietro le nuvole, arriva all’amorino che scocca la freccia per giungere a Galatea. E gli altri due amorini? Eccoli che anche loro, con archi e frecce, volano sopra la scena sottostante mirando alla bella Galatea. Ci danno le spalle mettendo in mostra le ali colorate. Quello centrale, scende dall’alto. Mentre l’ultimo amorino, sulla destra, chiude il triangolo. Ma cosa accade nel mare raffigurato da Raffaello nella parte bassa dell’affresco?

E’ lei, Galatea, la protagonista, in piedi al centro della composizione, con il magnifico corpo che esibisce in una perfetta torsione. La gamba destra è dritta, mentre la sinistra è piegata. Galatea, anche se procede in avanti sul suo carro, si gira e guarda in alto verso i due amorini che la osservano dal cielo. Le mani stringono le redini dei delfini che trainano il carro.  Il volto è bello di giovinetta, con i lunghi capelli biondo mossi dal vento come il panneggio rosso, gonfiato anch’esso che le avvolge il corpo perfetto, nudo. Il carro è una conchiglia girata verso l’interno, con l’umbone rivolto verso destra. All’interno c’è lei, la ninfa. I due delfini, che trainano la conchiglia, stanno uscendo dall’acqua per rituffarcisi: sono uno vicino all’altro, e ci mostrano il loro profilo destro; del secondo ne scorgiamo solo il capo, mentre del primo vediamo anche la coda, sembra quella di un serpente. Questo delfino, ha nella bocca un polipo, ed è guidato da Palemone nudo e con le ali, rappresentato come Cupido, in primo piano al centro in basso, come se volesse uscire dall’affresco. Il mare, su cui è adagiato Palemone, è azzurro con onde bianche che lo animano. E’ quasi completamente disteso sul mare, ha un panneggio rosato sotto le gambe. Si solleva leggermente verso l’alto in direzione dei delfini. Anche le braccia sono tese verso i delfini, e con la mano destra guida il delfino tenendone una pinna. Anche lui guarda verso l’alto. Ma torniamo alla figura centrale di Galatea: a sinistra e a destra ci sono due gruppi formati da tre personaggi ognuno. Partendo dal gruppo di sinistra, il primo personaggio in fondo, è una divinità marina che suona una conchiglia: ci dice che si tratta di un Tritone. Eccolo che cavalca un cavallo bianco con la bocca aperta come a nitrire e la testa girata a sinistra. Gli occhi di entrambi sono rivolti verso l’amorino nascosto dietro la nuvola. Davanti al cavallo, ecco un tritone di spalle, con fattezze umane mentre la parte inferiore a forma di pesce. Ha le orecchie a punta, la barba e i baffi, e un corpo molto robusto. Il suo sguardo è rivolto verso la nereide nuda che stringe a se per la vita, per non lasciarla fuggire.  La povera fanciulla, la vediamo di fronte a noi nell’atto di scappare dalla presa del tritone. Le braccia piegate, stringono con le mani un panno giallo che la cinge dietro e che si gonfia al vento creando un semicerchio, come una vela. Il tritone e la nereide si guardano, anche se lo sguardo della nereide è tra il sorpreso e l’inorridito.

Siamo ritornati al centro della composizione, con Galatea e Palemone. Il secondo gruppo di personaggi si trova sulla destra, dietro ai delfini che guidano il carro di Galatea. Il personaggio più in profondità, è un altro tritone, che incede verso Galatea tenendo tra le mani un bastone, come se remasse. Ha la metà superiore umana e la metà inferiore con gambe di cavallo con gli zoccoli. Nonostante stia andando verso Galatea il suo sguardo è rivolto indietro, verso una nereide che, sedendosi su di lui, gli cinge il collo con il braccio sinistro per tenersi saldamente durante la vorticosa cavalcata sul mare del tritone. Lui sembra sorpreso, ha la bocca leggermente aperta e lo sguardo che incrocia quello della nereide, nuda, di spalle, con i capelli biondi mossi al vento, come quelli di Galatea.

Davanti a queste divinità marine, ecco che ne incontriamo subito un’altra che precede la Galatea, dandole le spalle, e andando nella stessa sua direzione. Il movimento delle gambe ci fa capire che sta per muoversi in avanti. Il corpo nudo e il volto sono raffigurati di profilo: guarda in avanti ed ha le guance gonfie, nell’atto di soffiare una lunga tromba.