Galatea e Polifemo - Drammatizzazione

Voci narranti:

Galatea: Lucia Bianchi;

Polifemo: Mimmo Valente

Musiche tratte da “La Mer” di  Claude Debussy – 1903/1905

 

 

Da Le Metamorfosi di Ovidio

 

 

GALATEA    Ah, mio dolce e tenero Aci, figlio di un Fauno, abbracciami… Ah bellissimo figlio di una ninfa del Simeto, tienimi stretto, Oh, Aci mio… baciami ancora… non mi lasciare… riempimi di gioia… fammi dimenticare il molto pianto…

(si sente il suono di un flauto e la voce di Polifemo che si spande tra le montagne)

POLIFEMO     O Galatea, più candida dei petali del nìveo ligustro, più fiorente dei prati, più slanciata di un esile ontàno, più splendente del cristallo, più vivace di un tenero capretto, più liscia delle conchiglie…

(Galatea e Aci, nascosti tra le rocce, si fermano atterriti)

GALATEA   Sentilo Aci! E’ lui Polifemo, ma dov’è?… No, non parlare Aci. Stiamo in silenzio. Mi son troppo lasciata andare, non ho fatto attenzione… Pensavo che mai sarebbe arrivato fino a questa roccia…

(la voce di Polifemo continua a girare intorno a loro)

POLIFEMO    …più gradita del sole in inverno e dell’ombra d’estate, più trasparente del ghiaccio, più dolce dell’uva matura, più morbida delle piume del cigno… Ah, se non mi fuggissi!

(adesso Galatea è molto preoccupata)

GALATEA     Oh Aci, Aci mio! Né mio padre Nereo, né mia madre Doride e neppure la schiera delle mie sorelle possono difendermi, non riuscirò a fuggire il Ciclope… Eccolo Polifemo, ha poggiato il suo bastone enorme, grande come l’albero di una nave… è bravo con la sua zampogna dalle mille canne… la caverna della sua bocca si apre e ne esce il suo canto disperato…

(Polifemo ha sentito qualcosa e si avvicina al nascondiglio di Galatea)

POLIFEMO    Ma tu Galatea, sei anche… più crudele delle giovenche selvagge, più dura di una vecchia quercia, più ingannevole delle onde, più violenta della corrente dei fiumi…

(Galatea sente avvicinare il Ciclope)

GALATEA    Aci, Polifemo si sta avvicinando! Polifemo ti odio! Aci, amore mio, nascondiamoci… non deve trovarci, nulla potrà il nostro amore per difenderci…

(Polifemo è sempre più incollerito)

POLIFEMO    …più superba del pavone, più pungente della fiamma, più aggressiva di un orsa, più indifferente del mare, più crudele di un serpente calpestato… Vi vedo! Vi vedo! Ah, per Giove! Questo sarà l’ultimo dei vostri incontri d’amore!

(Galatea e Aci, scoperti si danno alla fuga)

GALATEA    Oh Aci, quella voce fa rabbrividire l’Etna! Presto, fuggiamo mio dolce Aci, io posso tuffarmi nel mare, ma tu?… tu devi correre, corri più che puoi, salvati Aci!… Addio!

(Polifemo insegue i fuggitivi)

POLIFEMO    Perfida Galatea, fermati, perché respingi il Ciclope e ami Aci? Perché preferisci i suoi amplessi ai miei? Io brucio, sai, e questo fuoco divampa sempre più tremendo in petto, più della lava dell’Etna. Sbranerò Aci vivo e disseminerò i brandelli delle sue membra per i campi e in mezzo alle tue onde: solo con questi, d’ora in poi, ti potrai accoppiare…

(Galatea si è tuffata nel mare, di lì disperata, assiste alla caccia di Polifemo)

GALATEA    Aci corri! Aci salvati! Oh che possanza! Il Ciclope ha divelto una parte del monte… Aci! Attento te lo scaglia contro! Aci! Aci mio! Sei scomparso… seppellito… completamente…(piange) Aci! Aci! Era bello il mio Aci. Avevi solo sedici anni… le tue guance appena coperte di peluria. Non desideravo che te… ma il Ciclope mi perseguita… Non so se è più grande in me l’odio per il Ciclope o l’amore per Aci: sono così forti questi due sentimenti. Quel mostro feroce, che fa ribrezzo perfino alle selve… conosce l’amore! E arde tutto, preso dalla passione per me, senza più ricordarsi delle sue pecore e della sua spelonca… (improvvisamente urla con gioia l’arrivo delle ancelle) Ma quelle sono le mie ancelle! Sono qui, sono qui… Oh vergini figlie di Tritone tiratemi sulla conchiglia, lasciate volare sulle acque i vostri delfini, lasciate che Zefiro soffi sulle mie vesti come fossero vele, salvatemi! Il feroce Ciclope mi insegue…

(Polifemo cerca di raggiungere Galatea in fuga)

POLIFEMO     Ah, Galatea, ti pentirai di essere fuggita. Posseggo una caverna fresca d’estate e calda d’inverno; ho tanta frutta da piegare i rami degli alberi; ho interi filari di uva dorata: è tutto per te. Anche le pecore che vedi sono mie. Ho trovato due cuccioli d’orsa, e ci potrai giocare. Orsù, sbuca fuori dal mare azzurro col tuo capo splendente! Vieni, Galatea, non disprezzar i doni che ti offro! Sì, ho un occhio solo in mezzo alla fronte, e allora? Anche il grande sole ha soltanto un occhio. Abbi pietà e ascolta le preghiere di chi ti supplica! Sei l’unica davanti a cui mi piego; io, che spregio Giove, adoro te, Nereide! Per me la tua ira è più crudele del fulmine, ma io la sopporterò insieme al tuo disprezzo.

(Galatea è sconvolta dalle tante emozioni ricevute)

GALATEA   Il mio corpo sta tremando. Vacilla il mio volere. Non devo ascoltare le suppliche del Ciclope. Correte vergini, figlie di Tritone, spingete quei delfini formidabili, il Ciclope non ci deve raggiungere. Non deve, dico, non deve avvicinarsi al mio cuore!