La Loggia di Galatea - Villa Farnesina

Voce narrante: Isabella Martelli

La Loggia di Galatea prende oggi il nome dalla ninfa dipinta da Raffaello a sinistra della porta di ingresso, ma era in origine nota come Loggia del giardino; gli archi erano infatti aperti sull’esterno e la Loggia era usata per ospitare feste e banchetti. Gli autori degli altri affreschi sono Sebastiano del Piombo per le scene mitologiche nelle lunette e il Polifemo, mentre Baldassarre Peruzzi – cui è stata anche attribuita la Testa di giovane – ha dipinto la volta che rappresenta l’oroscopo di Agostino Chigi, con il tema natale raffigurato dalle divinità planetarie e dalle costellazioni extra-zodiacali.

La Galatea e il Polifemo rappresentano per il committente l’augurio di un nuovo amore mentre le otto lunette di Sebastiano del Piombo nella loro tragicità, tranne Giunone, le passioni umane.

Si tratta di una ingegnosa rappresentazione di valori universali in un’allegoria morale dell’esistenza umana. I riquadri con i paesaggi sopra alle finestre e sulla parete ovest sono attribuiti a Gaspard Dughet e risalgono al 1650, quando il cardinale Girolamo Farnese fece chiudere gli archi e trasformò la Loggia in Sala.

 

Sulla parete di ingresso si trovano i due riquadri con Polifemo e la ninfa Galateaprotagonisti di una storia delle Metamorfosi di Ovidio che racconta il desiderio del ciclope per la ninfa e rappresenta l’augurio di un nuovo amore. Gli ultimi due paesaggi seicenteschi ricalcano lo sfondo del Polifemo, mentre in quello al centro della parete prosegue il mare di Galatea.

 

 

La Galatea di Raffaello, sotto il tiro delle frecce degli amorini agli ordini di Amore, balza su una conchiglia trainata da delfini, forse in fuga da Polifemo, dipinto sulla
parete a fianco da Sebastiano del Piombo. Però il viso, come se esitasse, è ancora rivolto a lui, nella cui direzione soffia anche il vento sulla sinistra.
Sebbene la 
ninfa non sia un ritratto della nobildonna, per alcuni allude a Margherita Gonzaga, che all’epoca esitava a dare una risposta alla proposta di matrimonio di Chigi, ritratto invece nel ciclope. Da qui viene l’ambiguità dell’atteggiamento di Galatea e la scelta di rappresentare il suo mito escludendo invece l’amato Aci, poi ucciso dal geloso Polifemo.